Ho cercato di interpretare l’immagine che segue, secondo una catena di haiku, dando molteplici letture della stessa e concatenando comunque i versi con parole che legassero tra loro, concettualmente i tre haiku, secondo i tre stati fondamentali dell’animo umano: wabi (l’inatteso) aware (rimpianto) lo yugen (ovvero la percezione improvvisa di qualcosa di misterioso e di strano)
lingue di fuoco lambiscono la notte – sciolta è la neve
irreale viaggio attraversando mondi – nostalgia di ieri
l’acqua del lago sibila sussurrando – specchio del dubbio
5 thoughts on “Wabi, aware, yugen – Renga di Eufemia”
Un Renga particolarmente bello: una sorta di viaggio nella parola e nel percorso di vita.
Interpretazioni diverse e tante sfumature da farne tutte tue, attraverso il viaggio della scrittura. Una grande emozione leggerlo!
Lucia
Le raffigurazioni evocative di questo renga sublimano un’immagine di difficilissima interpretazione, donandole un significato molto profondo. Un viaggio immateriale attraverso la vita, con lo sguardo rivolto al passato, navigando sul dubbio dell’incerto ed enigmatico domani (l’acqua del lago sibila sussurando). L’incertezza del futuro, nella quale l’anima tenta di riflettersi (specchio del dubbio), rende rassicurante il passato (nostalgia di ieri), anche se sofferto, proprio perchè già vissuto. Ma il ciclo della vita è inarrestabile e così, anche senza volerlo, si deve compiere “l’irreale viaggio attraversando mondi” affrontando nuove sfide e nuovi pericoli (lingue di fuoco lambiscono la notte). Unica certezza dell’essere e dell’esistere è il dolore (sciolta è la neve).
I tre haiku oltre a interpretare i tre stati fondamentali dell’animo umano, rappresentano, a mio avviso, il ciclo della vita: “presente” nello wabi (l’inatteso), “passato” nell’aware (rimpianto)e futuro nello yugen (ovvero la percezione improvvisa di qualcosa di misterioso e di strano).
Splendido nel contenuto e perfetto nella metrica haiku, rispettando le rigide regole strutturali, che la perfezione richiede. Complimenti.
Lo trovo di rara bellezza e particolarmente ispirato questo renga, complice l’opera (ha un titolo? sai chi è l’autore?) molto particolare, capisco come ti abbia potuto ispirare. Partendo dall’immagine i versi prendono vita propria e spaziano attraverso i moti dell’animo che si percepiscono fortemente in questi tre haiku, come anticipato dal titolo. In un paesaggio monocromatico, in cui il pensiero e il sentimento è uniforme,cristallizzato, è la fiamma a riportare la vita; non una fiamma improvvista quanto piuttosto quella di un falò, così l’immagino, che muta il mondo circostante poco per volta, tanto che solo in un secondo momento l’osservatore se ne rende improvvisamente conto, il velo si solleva repentino, inaspettato. Il risveglio. La neve è sciolta, qualcosa è cambiato.
Un risveglio interiore, che fora il velo dell’ordinario, e spinge la mente oltre il manto della neve, dietro cui si cela molto altro. Non è una sensazione nuova. Inaspettata, sì, ma già sperimentata; ricordo di un tempo in cui solo questo era lo sguardo nostro sul mondo, allora tutto era meraviglia e mistero. Irreale? Certo il mondo non è cambiato, è interiore il mutamento, e quando ce ne si rende conto è un istante troppo tardi, la visione ormai perduta. O forse non lo è? La coltre di neve che poco prima copriva tutto -sembra un attimo- è forse più reale?
Due volte torna il dubbio. La prima è quest’incertezza, la seconda è meraviglia, l’inafferrabile. E’ qui che ci si rende conto che quell’antica visione del mondo che risale agli anni dell’infanzia non è scomparsa, ma solo dimenticata. Che non è in fondo così irreale quanto “altra”, come non diviene irreale, una volta abbandonata, la pista tracciata dagli animali nel bosco che ci ha condotti sul sentiero principale. E’ solo coperta dalla neve.
Sono totalmente d’accordo con benni nel dire che il renga ripercorre un percorso di vita che più si sviluppa più porta a un ritorno all’uno, in cui alla fine, per l’haijin come per il bambino che si affaccia al mondo, non c’è più differenza tra il sè e quanto lo circonda.
Su un’immagine suggestiva si sviluppano versi splendidi, delicati nelle musicalità e densi di significato, che invitano a una riflessione in cui tutti almeno una volta, specialmente nel contesto odierno, dovremmo indugiare.
Ci ispiriamo agli antichi maestri giapponesi che cantarono la bellezza della natura e del cosmo, in 17 sillabe che chiamarono HAIKU.
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Un Renga particolarmente bello: una sorta di viaggio nella parola e nel percorso di vita.
Interpretazioni diverse e tante sfumature da farne tutte tue, attraverso il viaggio della scrittura. Una grande emozione leggerlo!
Lucia
Le raffigurazioni evocative di questo renga sublimano un’immagine di difficilissima interpretazione, donandole un significato molto profondo. Un viaggio immateriale attraverso la vita, con lo sguardo rivolto al passato, navigando sul dubbio dell’incerto ed enigmatico domani (l’acqua del lago sibila sussurando). L’incertezza del futuro, nella quale l’anima tenta di riflettersi (specchio del dubbio), rende rassicurante il passato (nostalgia di ieri), anche se sofferto, proprio perchè già vissuto. Ma il ciclo della vita è inarrestabile e così, anche senza volerlo, si deve compiere “l’irreale viaggio attraversando mondi” affrontando nuove sfide e nuovi pericoli (lingue di fuoco lambiscono la notte). Unica certezza dell’essere e dell’esistere è il dolore (sciolta è la neve).
I tre haiku oltre a interpretare i tre stati fondamentali dell’animo umano, rappresentano, a mio avviso, il ciclo della vita: “presente” nello wabi (l’inatteso), “passato” nell’aware (rimpianto)e futuro nello yugen (ovvero la percezione improvvisa di qualcosa di misterioso e di strano).
Splendido nel contenuto e perfetto nella metrica haiku, rispettando le rigide regole strutturali, che la perfezione richiede. Complimenti.
Lo trovo di rara bellezza e particolarmente ispirato questo renga, complice l’opera (ha un titolo? sai chi è l’autore?) molto particolare, capisco come ti abbia potuto ispirare. Partendo dall’immagine i versi prendono vita propria e spaziano attraverso i moti dell’animo che si percepiscono fortemente in questi tre haiku, come anticipato dal titolo. In un paesaggio monocromatico, in cui il pensiero e il sentimento è uniforme,cristallizzato, è la fiamma a riportare la vita; non una fiamma improvvista quanto piuttosto quella di un falò, così l’immagino, che muta il mondo circostante poco per volta, tanto che solo in un secondo momento l’osservatore se ne rende improvvisamente conto, il velo si solleva repentino, inaspettato. Il risveglio. La neve è sciolta, qualcosa è cambiato.
Un risveglio interiore, che fora il velo dell’ordinario, e spinge la mente oltre il manto della neve, dietro cui si cela molto altro. Non è una sensazione nuova. Inaspettata, sì, ma già sperimentata; ricordo di un tempo in cui solo questo era lo sguardo nostro sul mondo, allora tutto era meraviglia e mistero. Irreale? Certo il mondo non è cambiato, è interiore il mutamento, e quando ce ne si rende conto è un istante troppo tardi, la visione ormai perduta. O forse non lo è? La coltre di neve che poco prima copriva tutto -sembra un attimo- è forse più reale?
Due volte torna il dubbio. La prima è quest’incertezza, la seconda è meraviglia, l’inafferrabile. E’ qui che ci si rende conto che quell’antica visione del mondo che risale agli anni dell’infanzia non è scomparsa, ma solo dimenticata. Che non è in fondo così irreale quanto “altra”, come non diviene irreale, una volta abbandonata, la pista tracciata dagli animali nel bosco che ci ha condotti sul sentiero principale. E’ solo coperta dalla neve.
Sono totalmente d’accordo con benni nel dire che il renga ripercorre un percorso di vita che più si sviluppa più porta a un ritorno all’uno, in cui alla fine, per l’haijin come per il bambino che si affaccia al mondo, non c’è più differenza tra il sè e quanto lo circonda.
Su un’immagine suggestiva si sviluppano versi splendidi, delicati nelle musicalità e densi di significato, che invitano a una riflessione in cui tutti almeno una volta, specialmente nel contesto odierno, dovremmo indugiare.
Grazie Davide ed Andrea, profondamente commossa per i vostri puntualissimi commenti.
Un abbraccio ad entrambi
Eufemia
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